Il pericolo della lettura compulsiva

Qualche anno fa, mi sono trovato in una situazione complicata che mi teneva bloccato sotto l'aspetto personale, lavorativo, affettivo.
Ero semplicemente arenato, non avevo alcuna voglia di continuare quello che stavo facendo, ma nemmeno ero intenzionato a mettere in discussione la mia vita.
In fondo riuscivo a cavarmela, il lavoro non era di sicuro esaltante ma mi dava da vivere. Eppure, ogni mattina qualcosa dentro di me girava in maniera sbagliata.
Sapevo che ci fosse qualcosa da cambiare, ma non mi andava di rimettermi in gioco.
Fu così che iniziai a leggere, in maniera compulsiva, una serie di libri sull'argomento. In realtà molti di questi si rivelarono palliativi mentre altri, seppure validi, rimasero solo parole su carta e niente più.
Insomma ero in quella classica situazione in cui i i miei problemi personali, qualora ce ne fosse bisogno, mi dimostrarono che non esistono compartimenti stagni e che un nostro problema esistenziale, come un problema lavorativo o sentimentale, inevitabilmente influisce su tutte le nostre capacità.
Ero fermo nella mia zona di comfort, a disagio, ma lo ritenevo, inconsciamente, sempre meglio che mettersi in gioco.
Leggevo, leggevo, leggevo, sperando che qualche libro potesse suggerirmi una soluzione. Ero diventato bulimico, volevo apprendere il più possibile ma dimenticavo che apprendere è solo una parte del processo.
Fu così che decisi di guardarmi intorno e valutare di inserire gradualmente qualcosa che mi potesse dare nuovo brio, qualcosa che finalmente mi facesse vedere "sul campo" come mettere in pratica tutta quella bella teoria che avevo appreso nelle migliaia di pagine stampate.
Da qualche tempo infatti, mi si era presentata la possibilità di fare qualche lavoro extra e decisi di accettare la proposta, seppure scettico e non particolarmente entusiasta.
Nonostante tutto, essendo comunque uno che, se decide di far qualcosa, non lo fa tanto per, riuscii a vedere qualche risultato, ma soprattutto ebbi conferma che solo agendo avrei potuto avere nuove opportunità.
Pian piano ho rialzato la testa e, come sempre, la sensazione piacevole che provavo nello sperimentare qualcosa di nuovo, mi aiutava a sua volta a sentirmi meglio e moralmente più propositivo.
Più facevo, più voglia di agire avevo.
L'effetto palla di neve era iniziato, fino al punto che, dopo diversi mesi, quello che era nato come esperimento, divenne il mio lavoro principale. 
Oggi a distanza di anni devo ringraziare quel giorno in cui scelsi di provare, quel giorno in cui, seppure senza particolare entusiasmo decisi di fare il primo passo.
Mettersi in gioco, iniziare, mettere le scarpette per correre, preparare la borsa la sera, iniziare la dieta stasera invece di lunedì, impegnarsi con qualcuno accettando un incarico anche se non ne siamo completamente sicuri, significa mettere in pratica, agire, imparare e mettersi alla prova.
Solo se ci mettiamo in gioco, solo se siamo disposti a mettere in pratica tutta quella bella teoria letta nei libri, vista nei video, ascoltata nei podcast, solo percorrendo una strada possiamo capire se è quella giusta.
 

Foto di Sofia Alejandra