Diventare insostituibili

Qualche giorno fa mi sono trovato a chiacchierare con un collega del settore promozionale.
Era deluso, amareggiato dal fatto che, dopo 25 anni di onorato servizio fosse stato lasciato a casa, all'età di 58 anni, a causa del calo drastico dei fatturati dell'azienda (non solo i suoi) e che avevano portato ad una conseguente riduzione del personale, sacrificando tutti i commerciali esterni che sarebbero stati sostituiti da impiegati interni in smart working. 
A parte tutte le considerazioni sull'opportunità o meno di una scelta simile da parte dell'azienda, è chiaro che qualsiasi decisione lavorativa che ti veda vittima inconsapevole e impotente, è già dura da digerire, ma in questo caso ancora più pesante per via dell'età non più giovanissima. Doversi rimettere in campo, ricominciare, ripartire da zero non è mai semplice, men che mai quando sei in una fase così avanzata della carriera lavorativa e in qualità di libero professionista, con pochissime garanzie sotto l'aspetto contrattuale. 
Tempi che cambiano? Può darsi, ma non è soltanto questo.
Quali aziende possono essere interessate a me? Chi potrebbe mai prendere in considerazione un profilo lavorativo come il mio? Perché sacrificare chi fino a ieri ti ha portato i fatturati che tu oggi ritieni di poter fare comunque senza il mio apporto? Tutte domande legittime che ho ascoltato, condiviso e accolto, com'è giusto che fosse. Prima di lasciarci però, gli ho poi chiesto se, mettendosi nei panni del datore di lavoro, avrebbe preso una decisione diversa e, se sì quale. Mi ha risposto che probabilmente non c'era altra soluzione, ma che non fosse giusto, che avrebbero potuto vendere le auto aziendali, spostarsi in una sede meno costosa e che comunque la soluzione che avevano scelto fosse la più facile... già la più facile.
Mi sono permesso di ascoltare tutte le sue rimostranze, quelle giuste e quelle meno, salvo poi dire in tutta franchezza come la pensassi, cercando chiaramente di essere il più rispettoso possibile. Credo in qualche modo di avergli aperto gli occhi, o quantomeno, avergli lasciato qualcosa su cui riflettere per il futuro.
Ritengo che in qualsiasi situazione sia necessario, doveroso, indispensabile considerare che nessuno, a partire dal titolare di un'azienda, fino al cliente finale, salvo rari casi, prenderebbe una decisione che volutamente e scientemente li danneggi e che pertanto, prima di tirare qualsiasi conclusione, sia sempre e doveroso, nonché più corretto, mettersi nei panni altrui e provare a mediare.
In secondo luogo, è evidente, anzi ovvio che, nel momento di necessità, si cerchi di eliminare ciò che si ritiene superfluo, sostituibile, insomma si sceglie sempre il male minore e, seppur dolorosa, come detto, si opera la scelta più semplice. E' un po' come quando si deve scegliere cosa mettere nel bagaglio a mano perché si ha poco spazio: si porta il necessario, quello che sei certo ti servirà, ciò a cui non puoi rinunciare, il resto, se ne avrai possibilità lo comprerai, lo noleggerai, te lo farai prestare. Ecco, è questo il punto: rendersi necessari, rendersi difficilmente sostituibili, rendersi rari, non facilmente reperibili altrove, perché nessuno, nemmeno il più sprovveduto, rinuncerebbe a chi o a cosa è più utile, prezioso, introvabile.
E' evidente non voglia affermare che ci si possa assicurare che non accada mai quello che, a volte, diventa davvero inevitabile, ma è come mettere un casco, non ti assicura che non succeda nulla, ma ti protegge. E' nelle nostre capacità, è nostro dovere svolgere il lavoro in modo tale che, qualora accadesse l'inevitabile, l'attenzione si sposti su qualcun altro, su qualche cosa, su altre risorse sostituibili, insomma divenire quello al quale rinunciare è davvero difficile se non addirittura dannoso.
Rendersi preziosi, rendersi rari, divenire un punto di riferimento, un asset, un plus, deve diventare il mantra di qualsiasi professionista, dipendente, imprenditore o brand.
Uno dei tanti oppure uno dei pochi? Uno da tenere o da rischiare di lasciarlo alla concorrenza? 
Ecco, quello che voglio dire e che ho ripetuto anche a lui è che, scendere al mattino e cercare ogni santo giorno di diventare chi nessuno manderebbe mai via, diventare quello su cui puoi contare, può e deve essere possibile. Non sto affermando che si debba essere disponibili a tutto e a tutti, anzi, si otterrebbe l'effetto saldi. Sto soltanto affermando quel che ho ribadito anche al mio collega: da questo momento in poi devi proteggere il tuo nome, devi diventare un individuo con un valore, devi essere quella persona che il cliente, il collega, il titolare non vorrebbe mai e poi mai perdere.
Lustriamoci, esercitiamoci, miglioriamoci, specializziamoci, diventiamo insostituibili, facciamo in modo che, nella peggiore delle ipotesi, a qualunque età ed in qualsiasi momento, il nostro nome diventi un'occasione per qualcuno e non un CV tra i tanti in circolazione.

Foto di Anthony Shkraba da Pexels