La trappola della spontaneità 

Sono fatto così, non ci posso far nulla, sono sincero, non so mentire, non so far finta!
Mai sentita questa frase? Sì, vero? Spesso ci capita di ascoltarla da chi deve giustificarsi per qualcosa, magari per aver risposto in malo modo, per non aver trattenuto la rabbia o perché non è riuscito ad esimersi dal dire la verità, anche se questa ha fatto del male a qualcuno.
Ebbene, quale comportamento spontaneo non è, esso stesso, frutto di esercizio poi divenuto un'abitudine?
Ad eccezione di quelle che il professor Nardone definisce sensazioni primarie come la paura, il dolore, il piacere e la rabbia, realmente inevitabili perché derivate da uno stimolo sensoriale, tutte le reazioni possono essere controllabili con l'esercizio.
Con questo non voglio affermare che se urto con il mignolo del piede contro lo spigolo del comodino debba necessariamente imparare a non urlare. Quel che è certo è che non posso non sentire dolore.
"E' più forte di me", "Sono fatto così, non ci posso fare nulla" sono espressioni che tradiscono un autoinganno e che hanno ben poco a che fare con l'inevitabile. Siamo ciò che siamo grazie alle abitudini, frutto di esecuzioni ripetute degli stessi comportamenti, giusti e sbagliati e, come tali, modificabili.
Mangiamo per fame, beviamo per sete, urliamo per il dolore: un meccanismo di percezione-sensazione-comportamento, dinamica lineare naturale, conseguenziale, di cui solo l'ultima realmente controllabile, proprio perché razionale.
Il ragionamento, azione cognitiva della neocorteccia, non è altro che la conseguenza del nostro sistema percettivo (i 5 sensi). Ascoltiamo una battuta e, senza volerlo, ridiamo; sentiamo un rumore improvviso e istintivamente saltiamo; prendiamo una botta sul piede e automaticamente lo tiriamo indietro urlando di dolore; assaporiamo l'aspro e arricciamo gli occhi.
Pertanto, se scegliamo come reagire, in modo ripetuto, dopo un periodo più o meno lungo (che viene definito da un minimo di 21 giorni ad un massimo di 90, secondo le diverse teorie in voga), creiamo un'abitudine. Così, anche i comportamenti appresi da bambini possono essere considerati modificabili.
Prendete le distanze da chi si nasconde dietro l'espressione "è più forte di me", perché è in questo modo che l'autoinganno entra in funzione a difesa della zona di comfort. E' meno faticoso, più comodo, meno rischioso e soprattutto tranquillizzante, com'è tutto ciò che conferma le nostre credenze, le nostre idee, il nostro essere, la nostra identità.

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